Studi di Genere

“La nuova collana “Studi di genere” nasce nella prospettiva, che attraverso il nostro lavoro e le nostre pubblicazioni e collane, cerchiamo di mantenere sempre, di allargare lo spettro di diritti, rispetto e visibilità a chi ancora ne gode solo in maniera parziale. Lo abbiamo fatto, per esempio, anche con la collana “Scrivere donna”. Con Studi di genere, cerchiamo di dare maggior voce all’ampio universo delle persone LGBTQUIAP+, che spesso risultano ancora, purtroppo, inintelligibili, discriminate, stereotipizzate dalla politica e da parte dell’opinione pubblica e della società civile e i cui diritti sono ancora per lo più negati. Con questa collana miriamo, nel nostro piccolo, a fornire più chiarezza rispetto alle tematiche di identità di genere e orientamento sessuale, di linguaggio non sessista e non discriminatorio, di contrasto al netto binarismo di genere e all’eteronormatività, di storia dei movimenti delle comunità LGBTQUIAP+, di politiche e biopolitiche, di pratiche di transizione, di opposizione alla medicalizzazione forzata sui corpi considerati non conformi, ecc. Ci piacerebbe che questi argomenti emergessero sia attraverso una saggistica divulgativa, sia attraverso le testimonianze dirette, le voci di persone che raccontano percorsi di autoconsapevolezza relativi alla propria identità di genere e/o al proprio orientamento sessuale, sia dal proprio punto di vista personale, psicologico ed emotivo, ma anche riflettendo sul contesto in cui è avvenuta questa presa di coscienza, su come è stata recepita dal mondo relazionale e su quale sia la rappresentazione mediatica e sociopolitica, spesso stereotipata, che grava ancora sulle persone queer. È il caso, questo, di Cose del gender, la prima antologia che inaugura la collana e che contiene appunto esperienze vere, autentiche e individuali, ma che possano diventare di tuttə coloro che non si sentono appartenere a rigide categorie e che possono aprire una breccia che vada a mettere in discussione il binarismo di genere e l’eteronormatività spesso interiorizzati e imposti dai canoni sociali e politici. La collana vuole essere un invito alla piena libertà di scoperta ed espressione di sé, fuori da qualsiasi incasellamento agito biopoliticamente su corpi e identità”.

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